most na soci

Most v Mostu na Soči

Gorazd HUMAR

STORIA

Lo storico Silvo Torkar, in base alle ricerche che ha fatto, ha spiegato l’origine del nome Most na Soči, che significa “Il ponte sull’Isonzo” e che contiene il termine “ponte”. Esaminando antichi documenti del XIV secolo, ha trovato riferimenti alla costruzione di un ponte che sarebbe stato il predecessore di quello attuale e che avrebbe dato il nome all’insediamento. Secondo Torkar, questo toponimo iniziò a comparire nelle fonti dei secoli XVII e XVIII con le varianti S. Maurus Pruck, Pons Sancti Mauri (Ponte di San Moro) o semplicemente Pons (Ponte).
Il sito di Most na Soči è considerato nel mondo dell’archeologia come uno dei più interessanti dell’arco alpino sudorientale. Esso sorge alla confluenza dei fiumi Idrijca e Isonzo, i quali tracciano un suggestivo anello attorno all’insediamento, offrendo in ogni epoca storica una naturale linea difensiva e proteggendo il luogo con barriere difficili da superare. Inoltre, quest’area rappresentava storicamente un crocevia per diverse rotte commerciali che attraversavano le valli dell’Isonzo, dell’Idrijca e della Bača.
Nell’area dell’insediamento di Most na Soči sono stati condotti numerosi scavi archeologici che attestano la presenza in questa zona di insediamenti molto antichi. Le tracce più remote risalgono al Neolitico, mentre i reperti della prima età del Ferro (tra l’VIII e il IV secolo a.C.), particolarmente ricchi e significativi, dimostrano che si trattava di un luogo di notevole importanza e densità abitativa.
Non esistono fonti storiche attendibili che indichino quando fu costruito il primo ponte in muratura sul sito dell’attuale ponte stradale, situato prima dell’ingresso nel paese di Most na Soči. In ogni caso, la posizione del ponte odierno è stata scelta con cura: si trova nella parte più stretta del letto glaciale del fiume Isonzo, che raggiunge una profondità di 27 metri e, soprattutto durante i periodi di pioggia intensa, presenta portate elevate. Pertanto, la costruzione di un ponte in pietra in quest’area era possibile esclusivamente durante il periodo estivo, quando la portata d’acqua era bassa.
Fonte/Vir Tolminski muzej: Il ponte durante la grande guerra
Foto: Miljko Lesjak

TECNICA

Le fonti più attendibili da cui attingere informazioni sul ponte – compreso quello di Most na Soči – sono i dati contenuti nelle mappe militari Josephine, realizzate tra il 1763 e il 1787. Nella descrizione del ponte nell’allora Most na Soči si legge: (citazione):
“Presso il ponte in muratura, lungo circa 20 passi (ovvero circa 15 m), le sponde sono particolarmente alte, ripide e rocciose, qualità che si mantengono fino al canale. Quest’ultimo permette l’attraversamento esterno del ponte; in sua assenza, invece, la corrente diventa molto veloce e il fondale, estremamente roccioso, è disseminato di numerosi frammenti di roccia rotta”.
Certamente il ponte ha subito nel corso del tempo una serie di rifacimenti, forse anche un ampliamento. Non risulta che sia stato distrutto durante la Prima guerra mondiale. Nel 1943, per esigenze militari, fu ampliato fino alla larghezza attuale. Il ponte presenta una sola arcata semicircolare, che poggia sulle ripide sponde del letto dell’Isonzo, con una luce di poco più di 14 m e una larghezza dell’arco di 6,5 m.
Nel 1938, con la costruzione della centrale idroelettrica Doblar sull’Isonzo, il bacino di accumulo ha inondato l’area sottostante il ponte, facendo salire bruscamente il livello dell’acqua fino alle fondamenta dell’arco. Nei periodi piovosi e durante le piene, l’Isonzo arriva a solo un metro sotto la sommità dell’arco, rendendo visibile dall’acqua solo una piccola parte del ponte.

TECNICA

Le fonti più attendibili da cui attingere informazioni sul ponte – compreso quello di Most na Soči – sono i dati contenuti nelle mappe militari Josephine, realizzate tra il 1763 e il 1787. Nella descrizione del ponte nell’allora Most na Soči si legge: (citazione):
“Presso il ponte in muratura, lungo circa 20 passi (ovvero circa 15 m), le sponde sono particolarmente alte, ripide e rocciose, qualità che si mantengono fino al canale. Quest’ultimo permette l’attraversamento esterno del ponte; in sua assenza, invece, la corrente diventa molto veloce e il fondale, estremamente roccioso, è disseminato di numerosi frammenti di roccia rotta”.
Certamente il ponte ha subito nel corso del tempo una serie di rifacimenti, forse anche un ampliamento. Non risulta che sia stato distrutto durante la Prima guerra mondiale. Nel 1943, per esigenze militari, fu ampliato fino alla larghezza attuale. Il ponte presenta una sola arcata semicircolare, che poggia sulle ripide sponde del letto dell’Isonzo, con una luce di poco più di 14 m e una larghezza dell’arco di 6,5 m.
Nel 1938, con la costruzione della centrale idroelettrica Doblar sull’Isonzo, il bacino di accumulo ha inondato l’area sottostante il ponte, facendo salire bruscamente il livello dell’acqua fino alle fondamenta dell’arco. Nei periodi piovosi e durante le piene, l’Isonzo arriva a solo un metro sotto la sommità dell’arco, rendendo visibile dall’acqua solo una piccola parte del ponte.
Foto: Miljko Lesjak

IL PONTE RESISTE AL TEMPO

Il ponte stesso è una delle immagini più iconiche di Most na Soči, rendendo il luogo immediatamente riconoscibile. Dietro il ponte, in direzione di Tolmino, si estende un vasto lago artificiale che conferisce al ponte sull’Isonzo un ulteriore aspetto affascinante.
Nel 1972 dal ponte si tenne per la prima volta l’ormai tradizionale gara di tuffi e nel 2008 si sono svolti i campionati mondiali di tuffi: I salti vengono eseguiti da una torre temporanea che può raggiungere un’altezza di 27 m sopra il livello del fiume Isonzo.
Nel 2014 è stato proposto un piano per demolire il ponte e sostituirlo con una struttura più moderna. Tuttavia, la resistenza della popolazione locale ha fatto sì che il ponte rimanesse invariato fino ad oggi.
Foto: Miljko Lesjak
Foto: Paolo Petrignani
Foto: Miljko Lesjak