grado

MOST TRŽI-GRADEŽ

STORIA

Il ponte sulla strada extraurbana Monfalcone-Grado si trova nella parte meridionale del cosiddetto Agro Monfalconese, territorio che si apre tra la grande ansa del basso corso isontino e le propaggini carsiche. La zona, confinante con la Laguna di Grado è stata plasmata, nei secoli, dagli spostamenti dell’antico delta isontino, o per meglio dire, di un complesso sistema di foce fluviale formato, sin dai tempi più remoti, dai fiumi Natisone (Natiso dei Romani) ed Isonzo (riportato, in epoca romana, con nome di Sontius o Suntius). Dalla nascita di Cristo in poi, la foce principale del sistema deltizio descritto, che dall’abitato di Pieris, scaricava verso il mare nella grande sacca del Fossalon con le bocche di Mondina, Primero (Portus Primarius) e Averto, migrò, progressivamente, in direzione orientale. Il ramo maestro dell’Isonzo si spostò lentamente verso l’odierno Isonzato fino a raggiungere (1936) l’attuale ramo Sdobba. Tale rivoluzione idrografica, favorita anche da violenti eventi atmosferici, alluvioni (metà del VI secolo) e fenomeni di subsidenza, causò un profondo mutamento ambientale e del paesaggio. Il deposito nella fascia litoranea dei riporti solidi dell’Isonzo, contribuendo all’ampliamento di acquitrini e di sacche paludose e malariche, diede luogo ad un progressivo esodo dalle campagne verso aree più sicure situate più a nord che si protrasse fino al XVII secolo. All’inizio del XIX secolo iniziarono diversi interventi di natura idraulica e agraria, senza, però, un quadro organico che, viceversa, apparve solamente nella seconda metà del secolo con il progetto (1866) dell’ing. R. Angelo Vicentini, caldeggiato da avveduti imprenditori agricoli, tra cui Antonio de’ Dottori. Grado era rimasta fuori da ogni sviluppo per molti secoli, dopo aver passato dei momenti di massimo splendore con l’epoca patriarcale. Dopo la caduta della millenaria Repubblica di Venezia, l’isola fu soggetta alla dominazione asburgica, sotto la quale iniziarono a porsi le fondamenta per il fenomeno turistico. Fu, infatti, la Legge del 25 giugno 1892 dell’Imperatore Francesco Giuseppe a rendere ufficialmente Grado – ed il suo circondario – “stazione di cura e soggiorno”.
All’inizio del nuovo secolo – il Novecento – Grado era di fatto una località di cura e di soggiorno, ma mancavano ancora adeguati collegamenti: l’isola era una meta molto difficile da raggiungere, sebbene dal 1896 esistessero delle società di vaporetti che curavano il trasporto di persone e di merci.
Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, il fenomeno turistico si arrestò e la ripresa fu abbastanza lenta: appena nel 1921 venne ricomposto il Curatorio che aveva il compito di gestire lo stabilimento dei bagni. Nel 1933 il gruppo di Propaganda Alberghiera scrisse una relazione al Comitato Provinciale del Turismo di Gorizia denunciando la mancanza di comunicazione e l’isolamento di Grado dalla terraferma, e incitando alla costruzione di un ponte che collegasse definitivamente la Testata Mosconi (ovvero la fine della strada translagunare) con l’Isola. Venne così progettato, nel 1934 un ponte, girevole nella parte centrale, che fu inaugurato nel giugno del 1936 che permetteva il collegamento di Grado con la terraferma nella zona di Aquileia.
Come visto, nel mentre erano procedute le imponenti bonifiche nell’area orientale della laguna di Grado, verso l’Agro Monfalconese, che portarono al territorio agricolo di Boscat e Fossalon. A seguito di tali bonifiche diventò possibile realizzare una strada che garantisse un più agevole e diretto collegamento dell’isola di Grado anche con il territorio Giuliano e le città di Trieste, Gorizia e Monfalcone.
Venne così realizzato, alla metà degli anni 50 del secolo scorso, sulla Strada Provinciale n.19 (adesso Strada Regionale SR GO 19) un ponte per superare il fiume Isonzo, nel tratto tra le località di Rondon e Terranova, site nel comune di San Canzian d’Isonzo. Il Ponte fu anche utilizzato per fare transitare una tubazione di acquedotto che facilitasse la distribuzione dell’acqua potabile nelle aree bonificate.

TECNICA

Il Ponte è situato sulla Strada Provinciale n.19 (adesso Strada Regionale GO 19) che collega Monfalcone a Grado, precisamente tra il km 6,368 e il km 6,782.
È percorso da una carreggiata stradale, di larghezza 6.5 m, a due corsie delimitata da marciapiedi. Garantisce una percorrenza di circa 3000 veicoli/giorno di cui circa 2000 di peso superiore alle 3,5t. Ha una lunghezza totale di 414 metri, una larghezza totale di 9,70 metri delimitata da parapetti di sicurezza metallici in tubolare d’acciaio con corrimano e due correnti intermedi. È costituito da 15 campate aventi una luce variabile, massima di 27,65 m, con interposti giunti di dilatazione.
È realizzato con fondazioni non ispezionabili su pali, che sostengono due spalle senza travi, cuscino e tredici pile, in alveo, a portale, di altezza massima 6,3 m, costituite da due fusti cilindrici aventi diametro di 1 ,0 m, e pulvino, il tutto realizzato in calcestruzzo armato.
L’impalcato è di tipo a travata rettilinea semplicemente appoggiata avente sezione costante con travi a doppio T in cemento armato precompresso.
L’impalcato è realizzato con una soletta suddivisa in 15 campate che poggia su 45 travi (tre per campata) e 30 traversi (due per campata).

TECNICA

Il Ponte è situato sulla Strada Provinciale n.19 (adesso Strada Regionale GO 19) che collega Monfalcone a Grado, precisamente tra il km 6,368 e il km 6,782.
È percorso da una carreggiata stradale, di larghezza 6.5 m, a due corsie delimitata da marciapiedi. Garantisce una percorrenza di circa 3000 veicoli/giorno di cui circa 2000 di peso superiore alle 3,5t. Ha una lunghezza totale di 414 metri, una larghezza totale di 9,70 metri delimitata da parapetti di sicurezza metallici in tubolare d’acciaio con corrimano e due correnti intermedi. È costituito da 15 campate aventi una luce variabile, massima di 27,65 m, con interposti giunti di dilatazione.
È realizzato con fondazioni non ispezionabili su pali, che sostengono due spalle senza travi, cuscino e tredici pile, in alveo, a portale, di altezza massima 6,3 m, costituite da due fusti cilindrici aventi diametro di 1 ,0 m, e pulvino, il tutto realizzato in calcestruzzo armato.
L’impalcato è di tipo a travata rettilinea semplicemente appoggiata avente sezione costante con travi a doppio T in cemento armato precompresso.
L’impalcato è realizzato con una soletta suddivisa in 15 campate che poggia su 45 travi (tre per campata) e 30 traversi (due per campata).

ATTUALITÀ

Tra i mesi di ottobre 2018 e il luglio 2023 il Ponte è stato oggetto di un accurato esame per la classificazione e la gestione del rischio secondo le linee guida redatte dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti seguite al tragico crollo del ponte Morandi di Genova. Attualmente è stato classificato pienamente agibile, anche se risultano necessarie ulteriori indagini, restauro di alcune parti deteriorare e necessità di installazione di una idonea barriera stradale, in quanto attualmente è presente solamente un parapetto.
Foto drone: F. Bergamasco